«Rotary Club Valsabbia»: Odolo si conferma il crocevia dell’attività promozionale
Odolo: capitale del Rotary di Vallesabbia. A dimostrarlo sono, oltre al presidente e fondatore del sodalizio, l’odolese Nicola Bianco Speroni, sono le iniziative di vasta portata in campo a marzo: dapprima il gemellaggio Vallesabbia - Stati Uniti col Rotary Club di Miami (Florida), che ha incontrato a Odolo i cugini valsabbini: «Il sodalizio - spiegano i responsabili - nato a giugno di due anni fa, dimostra di aver seguito anche al di fuori dei confini nazionali. Dopo un primo appuntamento in città, Miami è approdata a Odolo prima in Municipio, e poi in visita: all’antica fucina Pamparane (antico maglio del ‘400 riportato in vita), e ad un moderno impianto siderurgico, per un confronto tra la siderurgia di ieri e quella di oggi». L’apertura al Museo del Ferro odolese è ormai prossima, dopo che il Comune ha speso in più anni circa 450.000 euro, per ridar vita a quello che rimane oggi l’unica testimonianza dell’antico e faticoso lavoro nelle fucine: «Nostro desiderio - spiega Speroni - è dar risalto a valore ed importanza del piccolo Museo del Ferro odolese, la cui inaugurazione è prevista a breve». Altro appuntamento importante del Rotary, a fine marzo, quello col dottor Marcello Callari, direttore della filiale di Brescia dello stesso istituto creditizio nazionale: «Con lui si è provocatoriamente parlato se "Serve ancora la Banca d’Italia sul territorio?"». «In tutto il Paese - ha spiegato Callari - siamo in 7.400 dipendenti, distribuiti nelle 97 province storiche d’Italia (non nelle Province di nuova istituzione). La metà lavora nelle filiali (in 45 sono a Brescia) ed il resto presso la sede centrale di Roma». Ma un imminente progetto di ristrutturazione finirà per chiudere 58 sedi, e ne lascerà aperte solo 38: «In Lombardia potremmo avere 3 filiali: Milano e Brescia a tempo pieno, più Bergamo, specializzata nel gestire contante». Il dottor Callari è arrivato da poco a Brescia, dopo esser stato a Bergamo: «Sono di Siracusa, ed ho iniziato la carriera bancaria a Ragusa, per poi salire e scendere di continuo lo stivale». Dopo Ragusa ecco Vicenza, quindi Siracusa (dove Callari è nato) e Trento. Poi ancora Ragusa, Catania e Reggio Calabria, quindi Bergamo ed ora Brescia, dove la Banca d’Italia non ha solo ruolo di vigilanza, ma anche di ricerca economica sulla provincia. Alla provocatoria domanda conclusiva se la Banca d’Italia ha ancora ragione di esistere e di vigilare sulle banche, questa la risposta convinta di Callari: «Lo facciamo bene dal 1936. Perché cambiare?».