La crisi dei mutui americani: un problema americano o mondiale? Recessione economica: una certezza o un rischio che si può evitare? Come si giustifica la crisi attuale nella prospettiva dei cambiamenti degli equilibri economico-finanziari mondiali?
A questi interrogativi ha risposto nei giorni scorsi agli imprenditori valsabbini riuniti a Odolo Donatella Principe, docente universitaria di materie economiche e Responsabile del Centro Studi Economico del Gruppo Banca Popolare di Vicenza nonché Head of Clients Support di Schroders Italy.
La Prof. Principe grazie all’organizzazione del Rotary Valle Sabbia – Presidente Fausto Cassetti - e con il supporto della Cassa Rurale Val Giudicarie, Valsabbia e Paganella, ha potuto incontrare una cinquantina di imprenditori durante un incontro dibattito svoltosi a Odolo.
Introdotta da Davide Donati, Direttore della Cassa Rurale e socio del RC Valle Sabbia, la relatrice ha confutato il timore di una caduta in recessione dell’economia americana. Certamente i dati economici di fine 2007 hanno certificato il cambio di direzione dell’economia americana, con il rallentamento della crescita che si riflette nella spesa dei consumatori e nelle imprese.
D’altra parte è però importante notare che le sole perdite nei mutui sub-prime non sembrano tali da giustificare un’ulteriore riduzione dell’attività economica globale. I motivi che portano a escludere il pericolo di crescita negativa sono legati all’impatto che il rallentamento del ciclo dovrebbe avere sulla domanda di materie prime e sulle loro quotazioni, sul pricing power delle imprese e sulla disoccupazione, e conseguentemente sulla spinta alla crescita dei salari: tutti elementi che dovrebbero contribuire al progressivo allentamento delle tensioni inflazionistiche.
Inoltre, con l’esclusione del settore finanziario, lo stato di salute delle imprese resta in media solido; e sul mercato le valutazioni non sono ancora care. Piuttosto, i maggiori ostacoli alla crescita economica spingono invece a rivedere le attese sull’andamento del costo del denaro in senso più espansivo. La previsione è che la Fed tagli ulteriormente i tassi d’interesse, portando i Fed Funds al 2.75% entro giugno 2008.
Ulteriore elemento che porta ad essere ottimisti sulle prospettive del ciclo globale è legato al proseguire della storia di de-coupling di Europa e Paesi Emergenti, le cui economie si mostrano immuni in modo crescere all’evoluzione dell’economia americana. Nei Paesi Emergenti, dato il solido “momentum” che li caratterizza e la forza della liquidità, il rallentamento del ciclo americano dovrebbe avere un impatto davvero limitato, con appena una lieve revisione al ribasso dei tassi di crescita. Piuttosto nei Paesi Emergenti il problema del legame con gli Usa potrebbe essere di diversa natura: non economico ma monetario. Molti di questi paesi, infatti, hanno la propria politica monetaria direttamente o indirettamente legata a quella americana.
Il vero pericolo per i Paesi Emergenti è quindi che questa situazione accresca la probabilità di un’accelerazione dell’inflazione e il rischio della creazione di bolle. Gli USA fronteggiano una situazione di debito con l’estero molto forte: sebbene il loro deficit delle partite correnti abbia infatti iniziato a ridursi, esso continua ad attestarsi a circa 180 mld $, pari al 5,1% del PIL. Questo disavanzo richiede per essere finanziato un afflusso di capitali su base quotidiana di circa 2 mld $, con evidenti sistematiche pressioni al ribasso sul biglietto verde.
È quindi probabile che da ora fino alla metà del 2008 il Dollaro continui a indebolirsi nei confronti dell’Euro, arrivando anche a rompere il livello critico di 1,50. Se è vero che crescente inflazione, elevata volatilità, debolezza del dollaro sono tutti elementi in grado di sostenere la quotazione dell’oro, è altrettanto vero che in generale tutti i metalli preziosi presentano buone potenzialità di performance per il 2008.
Diversa la situazione dei metalli di base, dove si configurano solo poche e selezionate opportunità d’investimento. Tra queste si può ricomprendere il rame: dopo aver toccato il minimo da 60 anni nel 1999, la sua quotazione ha continuato a salire secondo un trend che è destinato a continuare nel prossimi anni, a fronte di una forte e stabile domanda, specie delle economie emergenti.
Nel segmento agricolo il grano è il candidato a registrare i migliori guadagni; mentre nei settori materiali e fibre le migliori prospettive restano quelle del cotone. Il comparto dei semi oleosi dovrebbe continuare il suo bull-market, con particolare riferimento alla soia, grazie ancora una volta alla solida domanda della Cina.