Presentato nei giorni scorsi al teatro «Splendor» un interessante volume che racconta la storia
di uno degli artefici del «miracolo» economico del paese valsabbino, di cui fu sindaco dal ’56 al ’70
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ODOLO La comunità odolese ha reso omaggio a
uno dei suoi figli più illustri, Alessio Pasini, pioniere
delle moderne acciaierie bresciane. In occasione
del centenario della nascita, sabato scorso, è
stato presentato il volume «Alessio Pasini: dal
maglio alla moderna siderurgia», curato da Nicola
Bianco Speroni, che raccoglie gli atti dell’omonimo
convegno organizzato nel 2006 dal Lions
Valle Sabbia e dal Rotary valsabbino. Per parlare
della pubblicazione e descrivere al vasto e attento
pubblico presente al teatro Splendor la figura
e l’opera di Alessio Pasini sono stati chiamati gli
storici Alfredo Bonomi ed Elvira Cassetti Pasini.
Aprendo il suo intervento Bonomi ha rilevato che
la pubblicazione inaugura la nuova collana «Uomini
di Valle Sabbia» che si propone di «indagare
tante robuste personalità nel campo dell’industria,
nel sapere e nell’ingegno che, specialmente
dalla seconda metà dell’800 sino ai nostri giorni,
hanno lasciato un forte segno del loro agire nella
società e hanno onorato la Valle Sabbia, sconfiggendo
con le loro iniziative la miseria di molti».
Parlando più in specifico della figura dell’imprenditore
odolese, Bonomi ha voluto ricordare
come questo volume saldi «un debito di riconoscenza
verso una robusta e spiccata personalità
lontana dagli effimeri finanzieri creativi».
La vicenda umana e professionale
Elvira Cassetti Pasini ha invece fornito una serie
di ricordi personali legata alla stima e all’amicizia
verso l’imprenditore. In particolare ha ripercorso
le tappe che l’hanno portata a raccogliere
una nutrita testimonianza di Pasini, che nel volume
è presentata con il titolo «Storia di vita». Attraverso
questa lunga intervista è possibile ripercorrere
la ricca vicenda umana e professionale
che dai tempi della scuola, frequentata sotto l’attenta
guida di don Giovanni Zani, si snoda fino
alla nascita dell’industria siderurgica del Secondo
dopoguerra, che vide Pasini assoluto protagonista.
Verso la fine degli anni Quaranta alle fucine
odolesi erano poco richiesti i tradizionali attrezzi
agricoli, da sempre vanto degli operatori locali.
Alessio Pasini si accorse che vi era piuttosto una
crescente domanda di ferro per l’edilizia. Così i
secolari magli della sua fucina, quella detta del
Forno, cambiarono parzialmente destinazione
d’uso: accanto ai tradizionali badili, iniziarono a
forgiare verghe di ferro.
La nascita della Ilfo
Dopo questa fase pionieristica, Pasini e altri
operatori odolesi avvertirono la necessità di compiere
un avanzamento introducendo nuove, moderne
tecnologie. Ma per accettare questa sfida
servivano capitali ingenti.E fu proprio questa esigenza
a spingere nel febbraio 1950 Alessio Pasini
e un gruppo di oltre 30 odolesi a dar vita alla Ilfo.
Nasceva così la prima realtà siderurgica interamente
dedicata alla fabbricazione del tondino. In
seguito alcuni soci dell’Ilfo crearono altre acciaierie
e ferriere che contribuirono a fare di Odolo un
«caso» economico: dai 57 addetti del 1951,
vent’anni dopo, nel 1971, l’industria siderurgica
odolese passò a ben 1168.
Giancarlo Marchesi------------------------------------
Quella scuola, fucina di cultura e d’identità
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ODOLO Forse non tutti lo sanno, ma a fine
degli anni Cinquanta a Odolo avvenne un fatto
destinato a segnare, in positivo, un segmento
della storia di questo ruspante e ambizioso
paesello della Valsabbia.Unfatto minore,
lo definirebbe forse qualcuno. Non è così.
Si tratta della nascita della scuola di avviamento
professionale, voluta proprio dall’allora
sindaco Alessio Pasini. A Odolo, frazione
Vico, arrivarono da un po’ tutta la zona frotte
di giovani e meno giovani che, una volta conseguita
la licenza elementare, non avevano
potuto o voluto proseguire gli studi. Comediceva
il nome stesso, si trattava di una scuola
che preparava al lavoro, maschile e femminile.
Una scuola che abbinava la teoria alla pratica.
Come forse oggi non succede più.
L’obiettivo era fornire ai ragazzi una formazione
teorica e pratica che permettesse loro
di inserirsi più agevolmente in un sistema
economico che stava cambiando in modo
estremamente rapido, a Odolo più che altrove.
Nacquero quindi operai specializzati, artigiani,
contabili. Tutta gente che poi ha contribuito,
a vario titolo, alla genesi di quello che
è conosciuto come «miracolo odolese». Oggi
che sono passati cinquant’anni, oggi che tutti
vanno a scuola, oggi che molte delle acciaierie
di Odolo non ci sono più, è bello sapere
che in America un signore alto e nero dice
che «non c’è ricchezza senza cultura». Che lo
sviluppo economico, e quindi la libertà, germogliano
e si fortificano solo dove c’è scuola,
dove c’è cultura. A Odolo l’avevano capito
cinquant’anni fa. Avevano capito che la ricchezza
passa, ma la cultura resta. Quella non
si spezza mai, come il ferro buono.
Carlos Passerini
c.passerini@giornaledibrescia.it