Il fascino e i segreti letterari della Biblioteca Ambrosiana ripercorsi da Don Alberto Rocca

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15 Luglio 2012
Testata news: 

Brescia – In Interclub il RC Brescia Est (presidente Francesco Gabrielli) e il RC Vallesabbia (persidente
Davide Donati) hanno avuto l’onore e il piacere di ospitare un personaggio d’eccellenza, Don Alberto Rocca, uno dei sette Dottori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di
Milano, direttore della Classe di Studi Borromaici
dell’Accademia Ambrosiana.
Il relatore ha tratteggiato, per quanto possibile data la portata dell’argomento, la storia della Biblioteca Ambrosiana e del suo immenso patrimonio, unico al mondo, partendo dalla fondazione nel 1607 da parte del
Cardinal Federico Borromeo, che le diede un’impronta del tutto originale.
Cugino di S. Carlo Borromeo, rampollo di una delle più potenti famiglie del tempo, grande studioso e dotto conoscitore delle lingue antiche, Federico divenne Cardinale a soli ventitre anni e, dato il suo alto lignaggio, potè disporre di un immenso patrimonio.
Nominato Arcivescovo di Milano nel 1595, da autentico umanista, volle dar vita a un ambizioso progetto: realizzare una biblioteca “ad majorem dei gloriam et ad publicam utilitatem” che, oltre a glorificare Dio, fosse utile agli uomini.
L’acquisto dei libri fu affidato a un collegio di
sedici dottori e sacerdoti, ciascuno “specializzato”
in una sola disciplina: un’intuizione geniale e moderna per il mondo culturale del ‘500 in cui il dotto doveva possedere un sapere enciclopedico; e proprio questa peculiarità divenne il motto della Biblioteca Ambrosiana
: “Singuli Singula” (a ciascuno una sola competenza).
Altra peculiarità era la dispensa assoluta, concessa dal Papa, dalla censura della Chiesa, in nome dell’universalità e della libertà della cultura.
La ricerca dei libri si diresse quindi verso i mercati svincolati dall’Inquisizione, Venezia, Anversa, Amsterdam e verso il Nord Africa fonte di antichi e preziosissimi testi e manoscritti arabi, siriaci, armeni, greci che ancor
oggi danno lustro alla biblioteca.
Furono acquistate intere importanti collezioni anche alle aste pubbliche.
Come ci racconta il Manzoni nel capitolo ventiduesimo dei Promessi Sposi, già nel 1609, quando aprì i battenti al pubblico, la biblioteca disponeva di 14 mila manoscritti e
30 mila volumi a stampa acquistati dal Cardinale
attingendo esclusivamente al suo patrimonio personale senza intaccare quello della sua Diocesi (un costume oggi assai
poco seguito!).
E fu la prima biblioteca pubblica in Europa, dotata di comfort eccezionali, comodi banchi per la consultazione, materiale per scrivere, appunti (pergamene), riscaldamento; l’accesso richiedeva l’unico requisito di saper leggere e scrivere.
Secondo l’intento di Federico Borromeo, ispirato alla filosofia tomistico-aristotelica, la Biblioteca Ambrosiana doveva essere “la trascendentale del vero” doveva cioè avere la caratteristica peculiare di fornire gli strumenti
per la ricerca della verità.
Per questo era importante dare all’istituzione un’impronta accademica che l’invidia della Chiesa Romana ostacolò per molto tempo.
In seguito, il Cardinale volle donare alla biblioteca
anche una ricca collezione di quadri, frutto della sua grande passione per l’arte.
Questa la storia; oggi l’Accademia esiste ed è affidata ad un Prefetto e sette Dottori, tutti sacerdoti, ciascuno dei quali dirige una delle sette classi di competenza: Studi Borromaici, la più datata, diretta appunto dal nostro
relatore, a cui si sono aggiunte altre sei, Studi
Ambrosiani, Patrologia (Storia della Chiesa),
Studi Greci e Latini, Slavistici, Italianistica,
Studi dell’Estremo Oriente (Cinese, Giapponese, Indiano e Kazako) e del Vicino oriente (Ebraico, Arabo, Armeno,
Siriaco).
Ogni classe raccoglie sessanta, settanta studiosi di
altissimo livello da tutto il mondo indipendentemente
dalla fede di appartenenza secondo lo stile borromaico.
I Dottori, esonerati dall’attività pastorale, oltre a dirigere le classi, sono dediti allo studio e alla ricerca,
organizzano un convegno all’anno nell’ambito della propria classe e ne pubblicano gli atti.
Prestano inoltre attività di consulenza agli studiosi.
Un’importante innovazione è l’apertura ai giovani: selezionati con il massimo rigore, ragazzi di 18 anni possono seguire seminari ad alto livello di filologia e storia dell’arte.
Le richieste sono molte, segno che anche in questi tempi ci sono giovani seriamente impegnati nello studio ed appassionati alla cultura.
Oggi la Biblioteca Ambrosiana vanta una delle collezioni più ricche e preziose del mondo: un milione di stampati, 36 mila manoscritti, 15 mila pergamene, 32 mila tra disegni e incisioni; basti citare i codici più preziosi “Il Codice
Atlantico” di Leonardo e “Il Virgilio” di Petrarca, ed è conosciuta e apprezzata in Italia ma soprattutto all’estero.
Frequentata in passato dai massimi esponenti della cultura come Galileo, che nel 1609 si sentì onorato che il Cardinale accettasse la prima copia del suo “Saggiatore”, Foscolo, Manzoni, Momsen, D’Annunzio, essa continua oggi a ospitare eminenti studiosi che, per accedere alle consultazioni, devono possedere requisiti e competenze molto particolari data la preziosità e la fragilità dei mano-scritti.
Anche la Pinacoteca, ampliata nei secoli grazie alle donazioni, espone oggi 1700 tele tra cui opere di Botticelli, Tiziano, Raffaello, Pinturicchio e Caravaggio, e dialoga, attraverso scambi per le gran-di mostre, con i più importanti musei europei.
La relazione molto chiara, esaustiva e completa pur nella sua estrema sintesi (a detta di Don Rocca, la storia dell’Ambrosiana richiederebbe un interro corso universitario!) si concludeva con un invito a visitare questa fucina di tesori dal valore inestimabile, forse
ancor troppo poco nota al grande pubblico.
Una interessante domanda: quale futuro, vista
l’attuale tendenza alla digitalizzazione dei libri? Oggi la biblioteca sta affrontando l’immane lavoro di digitalizzazione dei manoscritti per renderne più accessibile la consultazione e più facile la preservazione, fermo restando che i manoscritti restano l’unico,
inequivocabile e certo documento storico.
I rotariani hanno dunque ringraziato Don Rocca per il suo intervento e Angelo Ferrario del RC Malpensa che, anche in nome della sua amicizia con il presidente, ha “portato”
questo illustre personaggio.
Giuseppe Martinazzi

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